domenica 14 luglio 2013

il mio battesimo

ALL'INIZIO...


...avevo sedici anni quando successe per la prima volta.
Era un giorno qualsiasi dell'aprile della mia terza superiore, come tutte le mattine ero a scuola, e all'ultima ora di lezione la prof di inglese non lasciava andare in bagno nessuno, neanche la sottoscritta che per una volta avvertiva l'ingente bisogno di andare a liberarsi.
Suona la campanella, infilo di fretta tutta la mia roba nello zaino, corro in bagno ma...








...le inservienti solerti come se fossero state frustate per compiere il loro lavoro avevano già pulito il bagno e davanti a me c'era solo il pavimento bagnato e un'arcigna donna di mezz'età.
"Ragazzì, dov'è che vuoi andare te?"
"Devo andare in bagno!!"
"Ho appena pulito, non se ne parla..."

Inutile dire che intanto l'ingente stimolo si era trasformata in un'inaspettata emergenza.
Avevo sedici anni, non ottanta, potevo comunque benissimo trattenerla.
Leggermente tremante sulle mie gambe e con il passo un po' incerto comincio a camminare verso la fermata del bus. Lo prendo, scendo alla fermata vicino al mio palazzo, continuo la mia faticosa marcia.

Starnutisco.
Lo spasmo è inevitabile e qualcosa in me, nel mio ventre, si rompe.
Un fiotto caldo, delicato ma incontrollabile pervade il mio basso ventre e incredula mi piego in avanti, accucciandomi leggermente, intanto una larga chiazza bagnata si allarga all'altezza del mio intimo sui miei jeans. La chiazza si allunga, si dipana sull'interno coscia lungo il tessuto, sui polpacci fino alle caviglie, gocciolando sulle converse.
Sento calore, umidità e bagnato lungo le gambe e sul sedere.
Stordita ma pervasa da intenso sollievo, allungo una mano sul mio fondoschiena per toccando dove gli occhi non possono arrivare, sento il denim fradicio sotto il tocco delle mie dita.
Il sollievo fisico lascia spazio alla consapevolezza, la consapevolezza porta la vergogna.
Sconvolta.
Agitata mi sbrigo per la strada, cercando di rincasare il più in fretta possibile, evitando un paio di tizi che camminano li vicino. Mentre cammino il tessuto si strofina tra le cosce imbrattate con un suono viscido.

Fortunatamente sono la prima a entrare in casa, genitori a lavoro, sorelle ancora sulla via da scuola, chiudo con un sospiro la porta dietro di me, e mi infilo in camera.
Via lo zaino, via il giubbino, rimango a fissarmi allo specchio concentrandomi sulle sensazioni che avevo appena provato.
Tolte la vergogna e la paura di essere vista in quelle condizioni, pisciarsi sotto era stata una cosa idilliaca.
Il profondo sollievo di ogni fibra del corpo che si libera, l'umido calore che accarezza la pelle, quel momento di vuoto totale che mi aveva avvolta con una piccola stretta allo stomaco, istanti di attaccamento panico al mio corpo che fremeva di libertà.
Ero eccitata, non eccitamento sessuale, ma più un'esaltazione della mia persona, una scarica di adrenalina che si era riversata lungo la spina dorsale mentre la calda pipì si era riversata tra le mie gambe.

Stetti davanti a quello specchio a rigirarmi e riguardarmi, tastando i tra le cosce e sul sedere per almeno dieci minuti. 
Era stato come un battesimo.
Capii che era bello.
Decisi di non farlo più.
Scelsi di soffocare quella scoperta.

Due giorni dopo nascondevo tra i panni in lavatrice i pantaloni di una tuta di mia sorella maggiore infradiciati del mio piscio.

sabato 13 luglio 2013

Se stai per metterti a leggere, evita.
Tra un paio di post vorrai essere da un'altra parte. Perciò lascia perdere. Vattene. Sparisci, finché sei ancora intero.
Salvati.
Ci sarà pure qualcosa di meglio alla tv. Oppure, se proprio hai del tempo da buttare, che so, potresti iscriverti a un corso serale.
Diventare un dottore. Così magari riesci a tirare su due soldi. Ti regali una cena fuori. Ti tingi i capelli.
Tanto, ringiovanire non ringiovanisci.
Quello che succede qui all'inizio ti farà rabbrividire. E poi sarà sempre peggio.
Quello che trovi qui è lo stupido delirio di una ragazzina stupida. 


Prendendere in prestito qualche frase di Chuck Palaniuk e parafrasarla un pochino mi sembra il modo più adatto di dare il benvenuto a tutti coloro che avranno la curiosità, la pazienza, la sventura, il fato di leggere questo mio indecente blog.
Scrivo 'indecente' perchè l'argomento di cui sento la necessità di aprirmi al mondo è la quintessenza dell'indecenza agli occhi della gente comune, che comunque comune non è mai.
Voglio dire, ognuno ha il suo piccolo mostro, il suo segreto, il suo lato più vero e più oscuro e più spaventoso e più piacevole. 
Sono cosciente del fatto che quasi nessuno si ritroverà nello specifico in quello che scrivo, ma penso che tutti si ritroverebbero nello spirito con cui lo scrivo, se ne avessero la sensibilità.

Anzitutto mi presento, nella misura in cui mi conviene farlo. Io sono Simona. Sono Alessia. Sono Michela, Laura, Serena, Martina, Erika, Jessica. Sono la ragazza qualsiasi in mezzo al gruppetto di amici che vedi quando passeggi in giro. Non sono quella per cui ti rigiri a guardare a bocca aperta, sono la ragazza acqua e sapone, quella a cui dai un'occhiata, quella per cui arricci le labbra in una smorfia di approvazione e pensi "beh...però..." e niente più. A prima vista normale, comune, ma che comunque comune non è mai.

Vado al punto, schietta il più possibile, ma cercando comunque di esprimere ogni cosa, perchè io ho bisogno di esprimermi, a prescindere dal seguito che otterranno le mie cazzate.


A 16 anni mi è capitato di pisciarmi addosso, e mi piacque.
A 19 ho scoperto il significato della parola "wetting".
A 23 ho scoperto su internet un mondo nuovo incappando per caso nelle parole "video omorashi".
Ora ne ho 24, da 8 convivo col mio mostro.

Pratico la mia passione, mi faccio schifo e mi sento bene, mi degrado e mi esalto, vivo me stessa nella maniera più intima che riesco a immaginare, sarò presa per pazza da molti di voi, mi prendo per pazza anche da sola, ma non voglio cambiare, voglio crogiolarmi nel benessere del mio angolo di follia. Perchè è stupendo.

In parole povere, io mi piscio addosso. La mia natura me lo fa fare, è un istinto, un bisogno, un divertimento, un momento di relax e sollievo. Appena ho l'occasione e la voglia mi lascio andare. Specialmente in casa da sola o se sono chiusa in camera mia mi lascio andare.
A volte invento qualche modo "creativo" di farlo, mi tolgo qualche sfizio, soddisfo qualche capriccio o qualche fantasia insensata...più spesso semplicemente mi metto comoda e mi godo la sensazione...altre volte è un'azione così naturale che a malapena ci faccio caso, tanto è radicata la mia abitudine.



Sono qui per raccontare tutto questo.
Perchè per me scrivere raccontandomi è un istinto, un bisogno, un divertimento, un momento di relax e sollievo. Esattamente come pisciarmi sotto.